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Bike & Blues by Genova Chapter 2023

Bike & Blues by Genova Chapter 2023

La domenica prima era stata annullata un’uscita LCI per maltempo, in settimana il meteo non è mai stato particolarmente clemente e quindi il timore di passare una giornata sotto l’acqua, per il “Bike & Blues” di sabato, era ben fondata. Per questo, fin dal venerdì, il Road Captain Davide Solbiati dà indicazioni di “wet run”: perciò si inizia con l’antipioggia indossato.

Partiamo da casa dopo le 8:00 completamente bardati e pronti per una giornata “in ammollo”.

Come sempre noi procediamo con un primo raggruppamento tra gli equipaggi che arrivano da Lodi, e poi ci si incontra, con chi arriva da Legnano: l’appuntamento è subito dopo la barriera dell’A7.

Siamo in 12 equipaggi per un totale di 16 persone, oltre ad un paio di auto con altre 4 persone che, non avendo avuto la possibilità di venire in moto, non hanno voluto comunque mancare alla manifestazione.

Percorriamo tutta la A7 accompagnati da un cielo decisamente nuvoloso con piccolissimi e temporanei sprazzi di luce, ma senza mai la certezza “di non prenderla”. Alla fine, niente acqua, per fortuna, e quando arriviamo al bivio con l’A12, veniamo addirittura accolti anche da un timido sole. Rimaniamo in autostrada fino all’uscita di Nervi, e appena fuori dall’autostrada, ci fermiamo per il pieno “pre-run” dei serbatoi, ma anche per toglierci, sperando nella buona sorte, l’antipioggia, fino ad ora fortunatamente ancora asciutta.

Si riparte, e dopo circa 3 chilometri, arriviamo al concessionario di Genova dove veniamo accolti dai ragazzi del Chapter. Ci fanno parcheggiare e poi, dopo i primi saluti, ci vengono offerti focaccia e brezel. Ovviamente reintegriamo anche i liquidi persi nel viaggio, in maniera assolutamente “adeguata”…

Facciamo un giro per la concessionaria e nel frattempo arrivano alla spicciolata tutti gli altri. Alla fine saremo 15 Chapter per circa 230 persone. Tra uno stuzzichino, una birra, qualche foto e quattro chiacchiere arriviamo all’ora di pranzo.

Per il pasto di mezzogiorno, non dobbiamo spostarci, se non a piedi. Il ristorante “Il Pievano” è infatti sotto al concessionario, ed è proprio lì che ci rechiamo per mangiare. Nel menu non mancano ovviamente pesto e pesce declinato in varie ricette; la portata più gettonata: Il fritto misto…

Per le 14:00 è prevista la partenza del Run e Marco (Road Captain del Genova) ci fa allineare dopo le spiegazioni del caso. Infatti, al contrario di quello che normalmente succede, sono stati creati diversi “piccoli” gruppi in base ai Chapter e, con diverse destinazioni, i ragazzi di casa, scortano gli ospiti in giro per la città. È una scelta giusta e vincente: il traffico e i semafori non avrebbero assolutamente permesso il Run classico al quale siamo normalmente abituati. Così facendo, invece, il numero esiguo di moto e il fatto che gli equipaggi del Genova facciano da elastico per ricongiungere chi rimane bloccato nel traffico, permette di far fare dei chilometri in città in ottima sicurezza e con il giusto spirito.

Diciamo subito che (sperando che nessuno me ne voglia) noi siamo capitati veramente in ottime mani: non solo quelle di Marco, che fa dei numeri niente male con la sua touring per guidarci per la città, ma anche quelle di Barbara, sua moglie, che è ufficialmente fotografa del Chapter ma per noi oggi è anche un perfetto cicerone.

Partiamo dal concessionario in 13 moto: 9 dell’LCI (infatti non tutti hanno avuto la “forza” di alzarsi per tempo da tavola) e 4 del Genova: RC, scopa, elastico e safety. Prendiamo per il lungomare e svoltiamo ad ovest in direzione piazza Vannuccio Faralli. Sono circa 12 chilometri praticamente tutti lungo costa. Ormai il sole scalda e il cielo è fortunatamente più blu che grigio. In una trentina di minuti siamo a destinazione, ma prima di lasciare le moto, dobbiamo passare per un pertugio angusto sul marciapiede lato strada. Abbiamo “fatto la polvere” ai paramotori e borse laterali, per riuscire a raggiungere il piazzale, ma poi abbiamo capito che è normale e che è l’unica via di accesso praticabile e consentita.

Scopriamo adesso di avere anche due “bodyguard” d’eccezione: infatti due ragazzi del Genova rimangono a presidiare le moto, in modo tale che si possa girare liberi da caschi e giubbotti. E qui entra in scena Barbara.

La nostra guida personale ci accompagna per un giro a piedi per una piccola parte dei caruggi genovesi iniziando dai giardini Baltimora (detti anche di plastica), risalendo per Campo Pisano, la ex chiesa di San Salvatore, l’Eglise Sant’Agostino, la casa di Cristoforo Colombo e poi fino in piazza Raffaele de Ferrari. Nella piazza, centro della vita mondana genovese, nel raggio di 200 metri, abbiamo incontrato due gruppetti di ragazze che stavano festeggiando due addii al nubilato. Potevamo fare mancare il nostro appoggio alle future spose? E allora, foto ricordo, magliette firmate e tante raccomandazioni, alcune anche di ripensarci… “SIETE” sempre i soliti… voi!!!

Ritornati alle moto, si riparte in direzione Sori dove ci aspetta un aperitivo in riva al mare. Sono circa 26 chilometri, evitando parte del centro chiuso per una manifestazione, ma riusciamo lo stesso a fare una tappa al monumento dei mille sul lungomare “V maggio” a Quarto.

Arriviamo a Sori alle 17:00. Ci attendono frisceu genovesi (che sono delle frittelle salate), focaccia di Recco e qualcosa di fresco da bere: come dire di no? Ormai il sole ci ha scaldato le ossa e i nuvoloni neri sono solo sopra ai monti (gli stessi che comunque dovremmo affrontare in serata), e ci godiamo il momento con tutta l’allegra brigata, in un baretto sulla spiaggia. C’è anche chi non resiste e fa il primo “pediluvio” della stagione.

Intorno alle 18:00 si riparte per raggiungere la location della serata. Sono circa una ventina di chilometri, ma con il traffico e il numero di moto in movimento, impieghiamo praticamente un’ora per arrivare. Qualcuno si perde anche, ma la tecnologia ci viene in soccorso, e, alla fine, tutti raggiungono la meta.

Per le 19:00, parcheggiamo le moto nel parco di villa Gropallo dello Zerbino, una villa cinquecentesca situata nel quartiere di Castelletto e che originariamente era la residenza estiva dei nobili genovesi Balbi.

Un secondo aperitivo è subito pronto. Nel giardino della villa, infatti, possiamo gustare stuzzichini di vario genere e continuare la reidratazione corporea che, come ben si sa e come la medicina insegna, per un motociclista è fondamentale.

Dopo le foto di rito con i loghi della manifestazione, inizia la chiamata dei Chapter per l’assegnazione dei posti in villa dove consumeremo la cena.

Durante la cena, oltre a mangiare, si canta, si balla e ci si diverte, ma sempre con un occhio al meteo. Si, perché le nubi che prima erano sugli appennini alle nostre spalle, si sono intensificate, si sono avvicinate e hanno iniziato a fare piovere.

Intorno alle 22:00 io, Stefania e Lucio decidiamo di lasciare la festa per intraprendere la via di casa. Quindi avvisiamo il gruppo strada del LCI, ci vestiamo di tutto punto, e sotto a una pioggerella fine, ma fitta, avviamo le moto.

Il rientro è un po’ più dolce dell’arrivo, nonostante la pioggia a tratti. C’è pochissimo traffico, siamo solo in due moto e la stessa A7 è decisamente più “morbida” in direzione nord. Quindi imbocchiamo l’A12 a Genova Est per un brevissimo tratto e poi su verso la Serravalle. Quando incrociamo l’A21 svoltiamo in direzione Piacenza e proseguiamo verso est.

Prima di uscire dall’autostrada a Castel San Giovanni, ci fermiamo per un caffè e, scorrendo la chat del run, scopriamo quale fosse la sorpresa che sapevamo doveva esserci. Uno spettacolo di Drag Queen ha infatti animato la parte conclusiva dell’evento serale di un molto ben riuscito Bike & Blues.

Noi arriviamo a casa intorno all’una meno venti, mentre gli ultimi messaggi di “conferma arrivo” sono delle 2:30. Siamo tutti a casa sani e salvi, magari un po’ umidi (ma poteva andare decisamente peggio) ma contenti per una nuova bellissima giornata.

Ormai lo dico ogni volta, ho molta paura di ripetermi, ma per fortuna è realmente così e sono contento che lo sia: anche oggi abbiamo rivisto vecchi amici e ne abbiamo conosciuti di nuovi. Con alcuni di loro abbiamo interagito molto bene e abbiamo goduto dell’ospitalità del Genova. Un grazie speciale a Marco e Barbara per la disponibilità e per averci fatto sentire graditi ospiti in una giornata che per i ragazzi liguri, è stata molto speciale e l’ottimo coronamento di tantissimi sforzi organizzativi.

Per la cronaca, solo a livello statistico visto che quello che conta è lo spirito, in moto ho fatto (parlo al singolare perché le strade oggi sono state molto diverse per tutti…) poco meno di 400 chilometri che mi sono goduto e che per fortuna non ho dovuto fare, come credevo, con pinne, maschera e boccaglio.

Buona strada a tutti.

 

Biker58 – SG

Run del Picchio 2023

Run del Picchio 2023

Sono appena atterrato sul divano dopo un bellissimo Run del Picchio, primo “3-days” sia per me che per mio fratello. È il momento di cominciare a pensare all’articolo per i posteri ma questa volta sto facendo fatica a riordinare le idee perché in testa ho un gran casino di cose fatte, viste e dette. C’è la soddisfazione di aver percorso oltre 1.100 km di strada, dei quali ben 500 sotto la pioggia, che ti fanno sembrare un piccolo eroe quando ne parli ai babbani non motociclisti; ma per noi è abbastanza routine. C’è poi nostalgia per la divertentissima colazione di qualche ora prima con Max Tacchi, Sciukky, Enrico Parolo, Simona ed il susseguirsi di ironie di Enrico Fazio e Filippo, con quest’ultimo che chiude la colazione accarezzando la testa del primo e dicendogli che punge. Aggiungerei anche quella del giorno prima con Enrico Lattuada, Michele ed Antonella, Carlo, Monica che arriva e cerca con aria un po’ persa la Manu che a sua volta fluttua in infradito per la sala cercando le posate. Simpaticissima anche la cena di gala della domenica seduti al tavolo con Ale e Silvia Croci, con lei che ha ancora in bocca il sapore di una Birra Moretti un po’ amara e che potrà svanire solo con delle scuse particolari, con Giovanni Rossi, i Marinello’s, i Parrello’s ed i Paccanelli’s con Cristian che si assicura che il cameriere abbia ben chiaro quali cibi deve portare a Magda se non vuole rischiare la vita (lui, il cameriere). Oppure Mariangela, che durante l’aperitivo del sabato, plana giù di sorpresa come un’aquila, ti piazza la domanda improvvisa e poi vola via, lasciandoti lì come un pirla: “perché si chiama Run del Picchio?”. Non so cosa rispondere ma ha ragione lei: mi sono sparato 500 km per partecipare a questo evento e neanche mi sono chiesto perché si chiami così. Molto brevemente, secondo studi serali approfonditi di Giovanni Rossi, che dorme poco, il Picchio è il simbolo delle Marche e lo è diventato grazie ai capostipiti Piceni che intorno al 1000 a.C hanno raggiunto le Marche dalla Sabina guidati dal suono di questo volatile posatosi sui loro vessilli. Ogni editor, per regolamento HOG, dovrebbe avere una Mariangela. Od ancora i cioccolatini after-eight che Antonella e Michele distribuivano durante le soste agli autogrill e che, nel loro piccolo, ci ridavano lo sprint per percorrere la tappa successiva sotto la pioggia. Ecco, tutto questo è un fantastico “3-days” Run con il Legnano Chapter e capisco velocemente quante cose mi sono perso in questi cinque anni che per un problema via l’altro sono sempre dovuto rimanere a casa.  Però tra qualche settimana si va a Budapest, tiè a tutte le rotture di marroni. Mah… iniziamo a scrivere e vediamo cosa viene fuori…

Il ritrovo è sabato mattina 29/4 alle 8.00 in concessionaria; ci aspettiamo la pioggia per domenica e lunedì ma per qualche ragione sta già venendo giù e ci seguirà per tutto il viaggio. Diciamo che a fare le previsioni meteo così ad minchiam siamo capaci tutti. Comunque vestiamo le tute antipioggia che tanto avevamo già pronte e si parte. Alla guida del gruppo di 20 moto c’è Alberto Sciuccati che è un Road che piace perché viaggia alla mitica velocità “Chierici” (110-120 km/h) ed anche chi sta in fondo riesce a tenere un’andatura comoda; seguiamo quindi volentieri la sua circonferenza tranquillizzante che ti fa capire che sa di cosa sta parlando anche senza quasi aprire bocca. Per esempio, quando dice semplicemente che a mangiare ci fermeremo ad una piadineria a Rimini: quando si tratta di cibo, ma non solo, Sciukky si segue, non si contesta.

In sette ore di autostrada bagnata, intervallate da tre soste carburante-caffè-toilette ed appunto un incontro approfondito con le piadine romagnole, arriviamo alla concessionaria Route 76 a Jesi e troviamo già una quantità importante di altri Chapter italiani; essere posizionati in Centro Italia sicuramente aiuta molto la partecipazione a questi eventi ma anche l’organizzazione e l’accoglienza che i ragazzi del Route 76 Chapter hanno messo in campo sono di ottimo livello. Cibarie e bibite all’interno della concessionaria ma soprattutto Vida Loca all’esterno che subito è stato messo sotto pressione dal nostro gruppetto di diversamente astemi e finisco in debito di una birra con Fazio the Man. Dopo un’oretta di public relations, Sua Ortenzietà decide di raggiungere l’albergo che ci ospiterà per i due giorni successivi ed onestamente accettiamo volentieri perché c’è voglia di un po’ di relax dopo il viaggio che abbiamo fatto. L’Hotel Federico II è perfetto per accogliere eventi come questi: grandissimo parcheggio, varie sale congressi, tensostruttura sul retro dove si svolgeranno le serate pensate dal Route 76, camere spaziose, piscina e palestra per chi ha voglia. Non io; il mio programma pre-serata prevede un paio d’ore tra doccia, svaccamento sul letto, Netflix, telefonata a casa per accertarmi di averne ancora una.

La cena del sabato è pensata in stile Street Food con buffet di panini con la porchetta, salumi e formaggi, pasta all’amatriciana, dolce e l’immancabile bus Vida Loca sterminatore di astemi; musica anni ’80 a palla guidata da DJ Totem con tanto di trenino che coinvolge il nostro Direttore (non può negare. Ci sono le foto). Siamo circa 600 persone per cui, in mezzo a quella marea umana, anche tra di noi ci perdiamo e ci ritroviamo continuamente controllando di volta in volta cosa abbiamo messo nel piatto. Sia mai che ci scappi qualcosa che poi torniamo a casa magri e sciupati. Verso mezzanotte un gruppetto, tra cui Sciukky Road, Giovanni ed i Black Brothers decide che per oggi finisce qui e si dirige verso le camere. Anche la giornata di domenica si prospetta impegnativa ed è meglio recuperare le energie.

Domenica mattina si apre con una bella idea: visto che il Run del Picchio inizierà dopo mezzogiorno, Carlo ci guida in una gradita escursione a visitare il centro di Jesi, con tanto di caffè offerto a tutti da Dario per insabbiare una foto a sua volta compromettente. La città, che non conoscevo, si rivela molto bella con ancora quasi tutte le mura romane ottimamente conservate. Se capitate da quelle parti vale la pena fare uno stop. Arrivati poi in concessionaria per un rapido ristoro e per un giro di saluti con gli ultimi Chapter arrivati solo oggi, verso mezzogiorno e mezza si parte con il Run sulle splendide colline che circondano la zona ed infatti il giro risulta divertentissimo. Tenendo presente che oggi dovremmo essere più di 700 persone, direi che il loro gruppo strada abbia fatto un lavoro enorme per portarci tutti sani e compatti alla cantina dove si tiene il meritato pranzo. C’è ovviamente da farsi un po’ di coda, anzi diciamo un bel po’, però poi la pazienza viene ripagata da ottime lasagne al ragù bianco, pasta al qualcosa che non mi ricordo perché avevo fame, focacce ripiene; il tutto gustato sull’erba della collina proprio come in un picnic. Ricordiamoci che per oggi prevedevano un Run acquatico ed invece ci godiamo il pranzo sotto un bellissimo sole; il meteorologo dev’essere passato al Vida Loca PRIMA di emettere le sue previsioni. Meglio così. All’improvviso sempre lui, Sua Direttorialità, snocciola un’altra perla: “dopo pranzo siamo liberi fino alla cena di stasera; cosa ne dite se nel frattempo andiamo a prendere un gelato a Sirolo?”. Non è un Direttore, è una macchina da guerra, il nostro. Chiaramente la votazione è un plebiscito a favore e, dopo aver trangugiato tutto, corriamo alle moto per ripartire. Il nostro gruppo strada è chiamato a degli straordinari importanti perché il tragitto prevede una quantità esagerata di rotonde ma Sirolo e la sua vista del Monte Conero che si tuffa direttamente in mare sono fantastiche e credo li ripaghi dello sforzo notevole che hanno dovuto affrontare per portarci lì. Anche il gelato artigianale non scherza niente. Certamente avere il Direttore indigeno che tra cinque gelaterie ti indirizza in quella giusta, aiuta molto e noi sfruttiamo il colpo di fortuna. Anche qui consiglio di cuore una capatina a Sirolo nel caso siate in zona e per il gelataio chiamate Carlo.

Tornati al Federico II e ristrutturato il look di tutti, arriva poi il momento della cena di gala che significa che mangeremo seduti e serviti. Chapter by chapter veniamo chiamati ad accompagnati al rispettivo tavolo per un menu che prevede antipasto di salumi e mozzarella, paccheri ai pomodorini dolci gialli, manzo avvolto in lardo di colonnata con erbette leggermente piccanti, torta per festeggiare i 10 anni del Route 76 Chapter.

La serata è gestita ancora da DJ Totem ma oggi entra in gioco anche il vincitore di Italia’s Got Talent 2019 Antonio Sorgentone, virtuoso pianista che snocciola un repertorio di Rock&Roll anni 50, boogie woogie, ecc. e che si prende giustamente la scena. In un momento di pausa vengono premiati i vari Chapter presenti che, se non ho contato male, sono ben trentatrè. Come dice Ale Croci, quando “si è fatta una certa”, che vuol dire intorno a mezzanotte prima che le moto diventino zucche, a gruppetti iniziamo a raggiungere le nostre stanze per il meritato riposo; a ben pensarci è stata una giornata esagerata ed inizia a farsi sentire la stanchezza.

Dopo l’ultima, mitica, colazione con la banda della quale parlavo all’inizio, alle nove in punto il Road Sciuccati ci guida fuori dall’hotel e verso l’autostrada che ci porterà a casa. Per scaramanzia abbiamo tutti indossato le tute antipioggia ma non incontriamo acqua fino quasi a casa dove cade una leggera pioviggine. Finisce così, con un sorriso stampato in faccia, uno dei più bei “ponti” che abbia mai trascorso e con il calendario eventi in mano per vedere già quale sarà il prossimo in arrivo. Alla prossima. Ciao.

Davide

 

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Sacra San Michele Run

Sacra San Michele Run

Partiamo dalla fine? Va bene, se proprio insistete… È stato un bel Run “culturale” che mi è piaciuto molto. Non che io disprezzi i Run “gastronomici”, ma quelli dove andiamo a conoscere meglio la storia del nostro Paese mi piacciono di più rispetto a quelli dove ci sfondiamo di cibo. BLING! Notifica Facebook: “Alberto Sciuccati ti ha tolto l’amicizia”. Perdonami, Gran Maestro Culinario! Non lo dico più, promesso!

Martedì 25 aprile siamo partiti da Legnano in 39 per questo giro proposto convintamente da Davide Solbiati e devo ammettere che aveva ragione a non mollare. Purtroppo, proprio lui non è potuto venire ma il ruolo di guida spirituale è stato svolto egregiamente da Max Tacchi. Molto bravi sia lui che Giovanni nell’organizzare sia la visita guidata alla Sacra che la pausa mangereccia al Birrificio di San Michele ed il gruppo strada a non perdere mai un colpo.

Dopo circa 130 km di autostrada per Torino, incluso pit stop al grill con caffè e pipì orientativa per capire da che parte tira il vento, saliamo per un’altra trentina verso Avigliana ed il Monte Pirchiriano per raggiungere finalmente il parcheggio della Sacra. Grazie all’aiuto dei vigili presenti, riusciamo a sistemare tutte le moto e ad avviarci a piedi verso il nostro obiettivo. Partiamo brillanti ma la strada è tutta in salita, e le circonferenze più grandi iniziano un po’ a soffrire dopo qualche centinaio di metri; tra sbuffi, sospiri ed un primo round di scale, raggiungiamo l’abbazia a 960 metri di altitudine che risulta maestosa sin da subito. Visto che il Papato aveva stabilito che il Pirchiriano era montagna sacra e conseguentemente non si poteva “toccare”, per costruirla hanno dovuto integrare le pietre con la roccia esistente con un risultato finale spettacolare. Sono praticamente tre livelli di struttura che si arrampicano sulla montagna e direi che sono stati proprio bravini visto che si parla all’incirca dell’anno 1000 e non avevano certo a disposizione le tecnologie attuali. Sistemata la questione biglietti ed accalappiato Marco, la ns guida, iniziamo la visita naturalmente con un altro giro di scale. Marco è ben preparato ed il suo racconto delle origini della Sacra sono chiare ed interessanti. Inizialmente un piccolo insediamento romano, poi sostituito dai Longobardi sempre con lo scopo di tenere sotto controllo questo passaggio naturale diretto tra Italia e Francia che passa dalla Val di Susa. Successivamente, arrivati appunto intorno all’anno 1000 e poi 1100 sull’onda della costruzione di numerosi edifici religiosi in quel periodo, viene edificata l’abbazia vera e propria che, dopo vari ampliamenti ed altrettanti ricostruzioni, arriva ad essere come la vediamo adesso.

Marco ci porta oltre l’ingresso e, non l’avrei mai detto, ci si para davanti un’altra scalinata, così ripida da essere roba da sherpa nepalesi. I soci più stambecchi saltellano su che è un piacere fino al pianerottolo successivo mentre altri tramite whatsapp comunicano preventivamente la posizione alle pompe funebri. Meglio portarsi avanti. A metà della seconda rampa, Marco capisce l’antifona e con la scusa di farci notare come tutta la costruzione sia perfettamente integrata nella montagna senza asportarne un centimetro, ci permette di svenire sui gradini e recuperare fiato prima dello sprint che ci porta al secondo livello. La vista sulla pianura padana è fantastica ed infinita ma anche questa parte di storia non è malaccio. Dopo un declino durato più di 500 anni e dopo che l’ordine dei benedettini aveva perso la “gestione” dell’abbazia, tutta la struttura era andata in grandissima decadenza anche perché lasciata in totale abbandono per un paio di secoli. Fino a che Carlo Alberto di Savoia, intorno al 1800 non decise di ricostruirla. Visto che sono stati utilizzati materiali differenti rispetto agli originali, gli interventi in pietra “verde “sono chiaramente visibili. Adesso bisogna salire al terzo livello. Ascensore? Ma quando mai…. Vai di scale, again. I benedettini hanno perso la Sacra perché sono tutti morti d’infarto, altro che per decadenza. Comunque, in qualche modo arriviamo al terzo livello, quello della chiesa, dei dipinti perfettamente conservati e dei 16 sarcofagi dei principi che volevano riposare confidando nel fatto che nessuno sano di mente si sarebbe inerpicato fino a lì a rompere i marroni. Ma non conoscevano il Legnano Chapter, i principini. Ed infatti eccoci qua! All’interno troviamo tutto quello che ti aspetti in una chiesa: altare, colonne, absidi, agognatissime panche; ma la caratteristica principale è che anche qui si notano i differenti interventi a modificarne la struttura. La parte dell’altare è di stile romanico, mentre man mano che ci si allontana vira sempre più verso il gotico. L’ultima colonna a sinistra della chiesa è integrata proprio sulla “punta” del Pirchiriano con tanto di targa per sottolinearne la particolarità “culmine vertiginosamente santo”. E a due metri da questa colonna unica nel suo genere si apre una porta che dà sulla terrazza con vista su Valle di Susa, Chiuse di San Michele e confine francese a sinistra e valle padana a destra. Tira un bel vento e c’è un sole incredibile per cui si riesce a vedere il panorama fino a km di distanza. Marco a questo punto ci saluta anche perché è l’una e trenta e capisce che si sta intromettendo tra noi ed il Birrificio di San Michele che ci aspetta a spillatrici aperte. Tre o quattro di noi cercano di nascondersi nei sarcofagi piuttosto che affrontare la discesa ma alla fine prevale la sete e ripartiamo tutti in direzione Birrificio. Guarda caso siamo lì in un attimo e, grazie agli hamburger più grandi che abbia mai visto, recuperiamo fiducia nel futuro e disponibilità verso il prossimo.

È il momento di tornare. Abbiamo fatto un po’ tardi e le notizie meteo che arrivano dai nostri lidi non sono rassicuranti; di conseguenza il Road Tacchi decide di accorciare i tempi del tragitto portandoci a casa passando nuovamente per l’autostrada. E qui finisce per oggi. Ma siamo già ripartiti per andare a Jesi al Run del Picchio. Altro giro, altro articolo in una giostra che non smette mai di girare fino all’inverno. Figo, no?

Alla prossima.

Davide

Socc’mel e Zibello

Socc’mel e Zibello

Per la due giorni bolognese è tutto pronto, ritrovo all’autogrill Arda Ovest per le 10:15. Noi allunghiamo un po’ per motivi “personali” e quindi alle 7:30 si parte per Pavia. Da lì prendiamo per il ponte della Becca e poi verso il limite della provincia. Entriamo in autostrada a Broni Stradella e con la A21 proseguiamo verso est. Arriviamo a Piacenza Sud e qui ci immettiamo in A1 verso sud. La prima area di servizio è quella di Arda e quindi ci fermiamo poco dopo le 9:30. Benzina, colazione ed attendiamo.

Arrivano Lucio e Chiara e poi il resto della ciurma direttamente da Legnano. Siamo in 12 distribuiti su 10 moto. Il tempo di un caffè e, con qualche minuto di ritardo sulla tabella di marcia, ripartiamo tutti insieme.

Passiamo Parma e Reggio Emilia e, a Modena, usciamo. Abbandoniamo l’autostrada per un po’ di “sana statale” e prendiamo in direzione est per raggiungere l’albergo. Con la SP255 passiamo da Sant’Agata Bolognese, sede della Lamborghini, e da lì verso Pieve di Cento dove ci fermiamo intorno alle 12:10 al GH Bologna dove anticipiamo il check-in e lasciamo i bagagli.

Senza perdere ulteriore tempo, ripartiamo verso Bologna dove, dopo aver rabboccato i serbatoi, raggiungiamo il concessionario Harley Davidson alle 13:15 e dove gli amici del Bologna Chapter ci aspettano insieme a molti altri. Ci sono già molte moto e molte persone e, appena arriviamo, visti anche orario e fame, approfittiamo subito dell’ospitalità bolognese gustandoci delle ottime lasagne, oltre a numerosi altri stuzzichini. Una visita alla concessionaria, quattro chiacchiere in compagnia e si riparte per il Run. Alle 15:15 circa, inizia l’allineamento e poi il via.

Siamo circa 450 persone, più o meno 400 moto, con 22 Chapter partecipanti da tutta Italia. I più lontani sono quelli dell’Etna Chapter, ma ci sono anche Dolomiti, Friuli, Pescara, Versilia, Torino… Ci muoviamo scortati dai Carabinieri con un’auto ad inizio corteo e un paio di moto (Ducati, per chi se lo stesse chiedendo) che fanno da Safety “aggiunti”. Si va in direzione ovest, verso i “lunapoppiani” colli bolognesi: diciamo che Cesare Cremonini ha fatto da sottofondo in diversi impianti audio delle Touring presenti.

Il Run è stato studiato molto bene: il percorso non è particolarmente impegnativo e questo ci permette di ammirare, grazie anche ad una bella giornata a livello meteo, luoghi nuovi (almeno per me) con colori e panorami davvero incantevoli. Non mancano grandi e piccoli che salutano a bordo strada, e noi non ci tratteniamo nel rispondere con abbondanti rotazioni di acceleratore. La presenza delle staffette dei Carabinieri in moto dà una certa sicurezza. La mia mente malata invece vede “la sfida”… In maniera un po’ goliardica, mi permetto, in un paio di occasioni, di fare (sarebbe meglio dire “tentare”) un paio di “spari” con loro. Ovviamente loro non ne erano al corrente, quindi in uscita da un paio di curve in cui me li sono trovati accanto, ho “scatenato” la mia Wide Glide: da una parte io con gli Shortshot V&I, il filtro Kuryakyn e l’amata zavorrina compresa nel pacchetto, dall’altra uno che in moto ci sa andare veramente con in mano un Multistrada da 160 cv… devo dirvi come è finita??? 😂 Per le 17:00 ritorniamo in albergo che sarà la location di cena e serata e dove la maggior parte di noi dormirà. Prima di una doccia e una sistemata all’abbigliamento, non perdiamo l’occasione di reidratarci abbondantemente 😉 visto che, dopo un centinaio di minuti di moto, la gola è piuttosto “secca”.

Per le 19:00 ci si ritrova e si inizia con un aperitivo in attesa della chiamata in sala dei Chapter. La serata ha un dress code: Sixties, Hippy e Gipsy. Noi non abbiamo aderito, ma i miei personalissimi complimenti vanno a quelli che invece sono stati al gioco: hanno sfoggiato con molto spirito e coraggio, parrucche e vestiti caleidoscopici veramente originali.

La cena ha inizio e la serata pure. Tra brindisi e musica, risate e divertimento, cibo e molte bottiglie (non solo di acqua; del resto, per oggi, sappiamo che non si guiderà più), ci fa compagnia un gruppo revival veramente di ottimo livello. Dopo la presentazione dei Chapter e il taglio della torta, alla spicciolata, siamo però stati “sopraffatti” dalla stanchezza e piano piano le stanze dell’albergo si sono “popolate”. O meglio, quasi tutti siamo colti da una naturale stanchezza, perché c’è invece chi ha ancora in serbo diverse energie. A fronte di chi si ritira in camera, c’è infatti chi rimane imperterrito sulla pista da ballo: ecco allora che entra in scena, riesumata dal cassetto dei ricordi appositamente per la serata, la tanto temuta e famigerata “mossa del cobra”. Per chi non la conoscesse, è la classica mossa atta all’abbordaggio nei confronti della “femmina”, che il “maschio da discoteca” inizia ripetutamente a fare, per cercare di rendere memorabile il “post serata”. Consta in ampi e ossessivi movimenti delle braccia che hanno il compito di ipnotizzare ed irretire la prescelta. Percentuale di successo? Intorno allo 0%… Ma vi assicuro che vedere dei maschi adulti mentre la mettono in atto è uno spettacolo soprannaturale: l’unica cosa che si salva è il gilet di pelle… 😉

Per la domenica, la partenza è prevista per le 9:00, quindi calcoliamo le tempistiche per colazione e carico moto. Con il canonico quarto d’ora di ritardo, partiamo dal parcheggio dell’albergo in direzione Cento, poi a ovest verso Carpi. Da qui puntiamo verso Brescello. Purtroppo, prima di giungere nel paese di “Don Camillo & Peppone”, incappiamo in un piccolo incidente: prima di affrontare una rotonda, causa un problema tecnico e anche un asfalto veramente pessimo, l’unica “Lady pilota” del gruppo, perde l’equilibrio praticamente da ferma, e quindi anche il controllo della sua Super Glide e si appoggia su un lato. Tempo zero in cinque le sono addosso per aiutarla a sostenere la moto. La pedalina di destra e la prontezza di riflessi, evitano che la situazione diventi più grave. Il tempo di riprendere fiato e smaltire l’adrenalina, e si riparte verso il luogo dove avevamo preventivato una fugace visita alla piazza resa famosa dalla trasposizione cinematografica dei romanzi di Guareschi. Riprendiamo il viaggio in direzione Colorno e successivamente Roccabianca fino poi ad arrivare a Zibello dove ci attendono in 34 e arriviamo per le 12:50.

Ricongiunti agli amici che sono arrivati direttamente da Legnano, possiamo pranzare in ottima (come sempre), ma adesso, anche numerosa compagnia. Fuori dal ristorante, in diversi si fermano a osservare, guardare e commentare i nostri “steel horses” che sono schierati lungo una parte del perimetro della piazza. Non a tutti possono piacere, ma a noi fanno impazzire…

Dopo aver gustato alcuni dei sapori per cui questa zona è famosa, dobbiamo rientrare verso casa. Le moto adesso sono 32, e quando alle 15:00 lasciamo, tutti insieme, piazza Garibaldi, il corteo è corposo e roboante. Attraverso le stradine della “bassa”, arriviamo all’ingresso dell’A1 di Fidenza. Ci fermiamo per l’ultima sosta ad Arda Est per i saluti e poi ripartiamo verso nord. Noi lasciamo il gruppo diretto a Legnano, all’altezza di Lodi e arriviamo davanti a casa per le 16:40. Tutto compreso, per noi, sono quasi 600 chilometri, anche questa volta con amici vecchi e nuovi, con la voglia di divertirsi, sostenersi e stare insieme; stanchi ma con il desiderio di ripartire quanto prima. 🤟🏻

Stefano Biker58

 

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BLESSING DAY 2023

BLESSING DAY 2023

Una delle otto musichine della sveglia mi comunica gentilmente che sono le 6.00 di domenica 19 Marzo; il braccio si allunga automaticamente e stop! Silenzioso come un cobra scivolo fuori dal lett…. “Dove vai?”. Perfetto… ed anche oggi il cobra lo farò domani. Vista la situazione di pericolo si attiva Bobo, il neurone d’emergenza: “Oggi c’è il Blessing”; bravo Bobo!! Tono aristocratico e distaccato come se fosse ovvio.

Ma lei intanto ha già sbirciato l’ora: “Alle sei??”.

“Si, quest’anno lo facciamo in pigiama”. Lei rimane un po’ così e mentre cerca di immaginare tutto il Legnano Chapter in chiesa col pigiama ed il gilet, Bobo accelera il passo per portarmi in salvo in corridoio anche se sostanzialmente non serve: “chiudi le porte dei ragazzi così non li svegli, rompiballe”. Bene, anche per oggi è andata! Legnano Chapter: sto arrivando!

Giusto il tempo di incrociarmi con Max Montefiori e mio fratello al benzinaio di Rescaldina, amena località di mare con spiagge bianchissime, ed in un attimo arriviamo al parcheggio della concessionaria, già strapieno alle 8.00, orario di ritrovo. È difficile da spiegare a parole ma si avverte nell’aria che c’è “voglia” di fare questo Blessing Day ed aprire definitivamente la nostra stagione. Sono presenti anche quasi tutti i nuovi soci che, settimana dopo settimana, sono sempre meno “nuovi” e sempre più amici. Noi ci stiamo mettendo del nostro per cercare di accelerare i tempi d’inserimento, ma sono soprattutto loro che stanno facendo uno sforzo importante per partecipare alle varie attività del Chapter nonostante molti vengano da ben lontano. Il risultato pratico è che oggi il Gruppo Strada dovrà “portare in giro” settanta moto; sono tanta roba, soprattutto su strade strette come quelle che andremo a percorrere, ed i gilet gialli un pizzico di pressione psicologica la sentono. Il Road Alberto Sciuccati prende in mano la situazione: alcune raccomandazioni importanti e poi dà il via all’accensione delle moto. Gli 11 Safety si posizionano e, senza quasi rendercene conto, siamo già in autostrada. Breve discesa in A8 verso il raccordo per la A9 e poi dritto fino al mattino, che per noi è l’uscita Como Laghi. Il Road viaggia bene, costante ed il gruppo rimane sempre compatto. È bravo il nostro Sciukky ed i Safety non sbagliano un colpo. Arriva poi il momento fatidico, dove ci immettiamo sulla SS340 Regina, statale che costeggia il lato sinistro del Lago di Como; la strada effettivamente si stringe molto in alcuni punti ma il panorama è fantastico, per cui il divertimento consiste nel non diventare strabici mentre con un occhio guardi la moto davanti e con l’altro sbirci le ville pazzesche che si affacciano direttamente sul lago. Dovremmo controllare gli specchietti per la risalita dei Safety ma abbiamo finito gli occhi, quindi ci affidiamo alle orecchie. O perlomeno è quello che anch’io vorrei fare però dietro ho le Vance di Andrea Chierici che urlano come una curva di ultras e davanti il rock a palla di Alberto Galli. Quindi… che strabismo sia.

Laglio, Brienno, Argegno, Ossuccio ed eccoci a Menaggio; è il momento di lasciare il lungolago e salire verso Piano Porlezza e quindi Corrido. Non so come il Gruppo Strada sia riuscito a farlo ma, nonostante semafori, strettoie, scambi di carreggiata e pullman in mezzo alle balle, ce l’hanno fatta: siamo partiti come un tutt’uno e come un tutt’uno invadiamo Corrido, diversamente silenziosi come nostro solito. Il grande parcheggio è stato riservato a noi e ci stiamo comodamente tutti e settanta, dopodiché i più “credenti” si fiondano alla Messa, altri piazzano prima un caffè strategico anche perché la Chiesa SS Materno e Martino sovrasta tutto il paesino e per arrivarci bisogna camminare un po’ in salita. L’interno è bellissimo e la funzione di Don Giuseppe risulta simpatica e scorrevole rendendo subito chiaro perché Pamela, la mente di questo Blessing, abbia proposto di organizzarlo proprio qui. Finita la Messa, Don Giuseppe ci accompagna al parcheggio per la benedizione delle moto e scopre un’altra piccola sorpresa per noi: ha preparato e stampato appositamente una preghiera dedicata ai motociclisti da leggere tutti insieme durante la benedizione. Finita qui? Macché! Ha anche organizzato nell’oratorio un piccolo aperitivo. Mai avuta un’accoglienza così nei cinque precedenti Blessing Day ai quali ho partecipato e diciamo che per un Don come lui probabilmente anch’io mi alzerei la domenica mattina per andare a Messa. Ormai tutti “benedetti e aperitivizzati”, il grosso del gruppo segue il Road Alberto al ristorante che ci ospiterà per il pranzo mentre un piccolo drappello capitanato da Carlo, Sua Ortenzietà direttoriale, si dirige insieme a Don Giuseppe in visita al (testuali parole, giuro) “piccolo museo con alcune moto Guzzi restaurate” del sig. Mussi. Siamo una decina e ho avuto la sensazione che stessimo facendo una semplice visita di rappresentanza per ricambiare la gentilezza dell’accoglienza. Poi, siamo arrivati, e sono rimasto senza parole: il “piccolo museo” sono tre garage con un totale di più di 200 moto (si, duecento!). Il primo con all’interno un’esposizione curatissima di un centinaio di sole moto Guzzi in ottime condizioni con date di produzione che vanno dal 1921 in avanti. Addirittura, un modello in esemplare unico. Nel secondo un altro centinaio di bolidi, sempre d’epoca, di altre marche italiane come Ducati, Laverda, MV Agusta, Bianchi, ecc. Nel terzo, non più solo moto ma anche un’auto di 100 anni fa da restaurare e tutta un serie di bellissimi oggetti compresi sci, modellini di aerei e altro sempre d’epoca (guardate le foto che verranno pubblicate). La verità è che la gentilezza ce l’ha fatta il sig. Mussi a mostraci un tesoro che ha impiegato più di 50 anni a mettere insieme e per non smentirsi ci ha pure salutato raccomandandosi caldamente di ripassare a trovarlo qualora fossimo in zona. Tenetelo presente perché ne vale la pena.

Salutati a malincuore il sig. Mussi ed i suoi parenti, raggiungiamo anche noi il resto del gruppo a Porlezza, al Ristorante Risorgimento. Il giro dell’antipasto è già stato fatto ma non facciamo in tempo a sederci che lo staff, organizzatissimo, lo serve anche noi. Tra un piatto di crespelle ed uno di ravioli alla valtellinese, racconto ai miei vicini di posto quanto ho appena visto e Tiziano, appassionato guzzista, decide che è il momento di salutare Maristella e di farsi adottare dal sig. Mussi; ci farà sapere com’è andata.

Poi, quando ad un certo punto Davide Solbiati si ritrova inconsciamente a sventolare la bandiera di Trump, è il segnale che è meglio se ci rimettiamo in moto. Il Road Captain col Gruppo Strada decidono che per tornare si passerà dalla Val d’Intelvi per cercare di evitare un po’ del traffico di rientro tipico della domenica sera e l’idea è ottima, sia perché il percorso è molto bello anche su questo versante e sia perché effettivamente arriviamo ad Argegno in breve tempo. Quindi ancora statale Regina fino a Maslianico, Autostrada e pit-stop di saluti al grill di Fino Mornasco tra decine di turisti che non credono ai propri occhi.

Ripensandoci è stato veramente un bel Blessing Day sotto tutti gli aspetti: organizzazione della giornata (grazie Pamela), livello di perfezione assoluta raggiunta dal Gruppo Strada ed accoglienza calorosa da parte degli abitanti di Corrido e di Don Giuseppe. Adesso è il momento di godersi Inter-Juve ma, giusto per rovinare la giornata, l’Inter decide di giocare da schifo, la Juve a pallavolo e l’arbitro è più cieco di Stevie Wonder. Peggio di così… Invece no perché a squarciare la notte arriva un lampo di luce inaspettato: è Stefano Biker58 che, ricordandosi che ho il compito di raccontare la giornata di oggi, decide di aiutarmi inviandomi via whatsapp il video del percorso che abbiamo seguito ed il link al suo resoconto personale che ha postato su Facebook, molto preciso e scritto ottimamente. Grazie mille del pensiero, Bro! Sei un mito e non vedo l’ora che prendiate la patch…

Alla prossima!

Davide e il Bobo d’emergenza dell’Editor

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Rompighiaccio 2023

Rompighiaccio 2023

Anche quest’anno il Rompighiaccio è l’apertura ufficiale dell’annata HOG e nell’aria c’è grande voglia di incontrarsi, re-incontrarsi e togliere un po’ di ruggine dalle nostre moto… e anche da noi…

Partecipo al run, come praticamente sempre succede, con la mia dolce zavorrina o zainetta che dir si voglia. Sveglia “all’alba” per lasciare la casa in mano ai figli e al cane, e alle ore 7:00 si parte dal garage per raggiungere l’autogrill di Somaglia Ovest dove incontreremo gli altri. Siamo decisamente in anticipo e con il pieno già fatto; quindi, ci permettiamo una piccola colazione.

Il resto della truppa arriva in due tranche: siamo 10 soci divisi in 6 equipaggi. Ci siamo io e Stefania, lo zio Melo con Deborah, Alfred, Filippo e Simona, Paolo ed Enrico con Francesca, la sua inseparabile cucciola: il Legnano Chapter Italy è pronto.

Dopo che chi è arrivato per ultimo si è preso un caffè, partiamo tutti insieme in formazione canonica percorrendo la A1 verso sud. Il tempo non è dei migliori: è coperto e la temperatura, pur non essendo così bassa come l’anno scorso, non è nemmeno così mite come il giorno precedente faceva presupporre… Del resto siamo sempre a marzo… Arriviamo poco dopo Piacenza Sud e le nuvole, comunque mai nere e troppo minacciose, si addensano sempre più. L’aria è “freschina” e si fa sentire attraverso il casco.

Una delle cose che mi è sempre piaciuta di run con una location geografica simile al Rompighiaccio, è che capita spesso di affiancare, o essere affiancati, da altri Chapter in avvicinamento al punto di ritrovo. A volte sembra di essere in un film e gli automobilisti di passaggio, ci osservano piuttosto straniti ed incuriositi. Questa volta, causa forse anche il largo anticipo della partenza, abbiamo sorpassato solamente un Chapter, ma è stato comunque emozionante, proprio come piace a me.

Passiamo Parma e arriviamo all’uscita di Reggio Emilia con il tempo che, anche se non sembra migliorare, almeno non peggiora. Usciamo dall’autostrada e prendiamo la statale in direzione Correggio, una sosta per un rifornimento, più di sicurezza che realmente necessario, e poco prima delle 9:30 arriviamo all’appuntamento all’America Graffiti (o meglio all’ex America Graffiti) dove ritiriamo i Rally Pack, facciamo colazione ed aspettiamo l’arrivo di tutti gli amici che arrivano da più lontano.

Alla giornata di oggi partecipano 45 Chapter da tutta Italia e dalla Svizzera, siamo circa 1200 persone e le moto sono, seppur mal contate, sicuramente più di quelle dell’anno scorso, che erano già circa 750…

Alle 11:00 iniziamo l’allineamento per dare vita al run. Polizia in testa ed in coda, ma soprattutto decine di Safety nel mezzo che ci fanno come sempre da angeli custodi. Il tracciato è ovviamente tutta su strade secondarie: passiamo da Bagno in Piano e diverse altre frazioni prima di raggiungere, da sud, la zona della meta “finale” per il pranzo. Il Run in sé non è molto lungo, per ovvie ragioni, sono infatti poco più di 22 chilometri, e, prendendocela con molta calma, dopo un’oretta circa, siamo al “Ruote da Sogno”.

Nel tragitto sono immancabili i saluti a, e da, tutti quelli che si assiepano a bordo strada richiamati dal rumore dei motori e dalla curiosità. Alle rotonde, e non solo, c’è qualche auto in attesa del nostro passaggio (del resto non siamo pochi a formare la colonna) e quasi nessuno protesta con il Safety di turno… quasi nessuno, ripeto…

La location del pranzo è, come sempre, all’altezza della mia più sfrenata libido motoristica, e anche il cibo è decisamente valido con un servizio di altissimo livello… Teniamo sempre conto del numero di persone che sono presenti… Antipasti e primo, secondo e contorno e alla fine dolce e caffè nella massima morigeratezza alcoolica, siamo troppo bravi…

Dopo le premiazioni di rito e i discorsi di ringraziamento, facciamo un giretto per gli antri del locale e, con il gusto del caffè in bocca, riavviamo le moto per il rientro a casa.

Arriviamo insieme alle porte della Lombardia, poi ci sgraniamo come da accordi preventivi (e di regolamento) con il Road Captain. Imbocchiamo quindi l’uscita di Lodi e alle 16:45 siamo davanti a casa, almeno noi, qualcuno aveva ancora qualche chilometro da fare…

Per noi, in totale 311 km che, come dice il saggio, non sono “né troppi, né troppo pochi … il giusto”. L’importante è però averli fatti in relax, in compagnia, in sicurezza e divertendosi.

Un forte abbraccio a tutti i “vecchi amici” che abbiamo ritrovato dopo qualche mese di inattività e a quelli “nuovi” che abbiamo conosciuto ed iniziato a conoscere in queste settimane.

Buona strada a tutti.

Stefano “Biker58”

 

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HOG INVERNO 2022

HOG INVERNO 2022

Inaspettatamente partiamo con un clima primaverile, felici ed emozionati alcuni, soprattutto quelli che affrontano questo “run” per la prima volta. Per i veterani invece è solo questione di tempo…come si sa la meta della giornata di venerdì NON E’DATA SAPERSI. Partiamo come da prassi, dalla nostra concessionaria. Coffee break e benzina a Rovato e via, verso il Lago di Garda. Entusiasmo puro per la Gardesana Occidentale, una delle strade panoramiche più belle dell’alta Italia. Curve e controcurve impegnano i bikers, mentre noi zavorrine rimaniamo senza fiato per gli innumerevoli panorami, uno più bello dell’altro. Cielo terso e sole splendente ci accompagnano fino a Toscolano Maderno dove il fresco comincia a farsi sentire. Ci fermiamo a fare qualche foto alla bell’ansa del lago, ormai il sole fa capolino, qualcuno si rifugia nel vicino baretto, qualcuno invece intrepido, gironzola qua e là. All’imbrunire si riaccendono le moto, destinazione: E chi lo sa??? Forse ci si fermerà a Riva del Garda oppure andremo diretti a Verona…qualcuno dice Trento. uhm…. no invece e dopo un centinaio di km giungiamo a Mantova. Ebbene si, ci era così tanto piaciuta quella location immersa nella campagna che siamo voluti tornare. Ci degustiamo una buona e gustosa cena a base di zucca (se non qui dove??), allietata dall’arrivo degli amici del Pescara Chapter, che ci sono venuti a trovare per brindare a due loro membri. Giusto il tempo per gustare la tipica “sbrisolona” e poi nanna per tutti.

La mattina del sabato ci spostiamo a Verona, città organizzatrice di questo Hog inverno 2022. Ci aspetta una super mega serata, ma prima ci riuniamo, dopo una breve sosta in hotel, per una giusta causa. Partiamo tutti insieme per far visita alla ROUTE21. I ragazzi ci accolgono a braccia aperte, con i loro sorrisi con le loro fragilità. È bello far stare bene le persone meno fortunate, d’altronde è uno dei valori del nostro Chapter. Ci riscaldiamo con vin brulè e panettone, siamo ormai pronti per la parata lungo le vie della bella Verona. Il freddo ormai si fa sentire, pungente, non vediamo l’ora di entrare nella sede della serata e come per magia vengono aperte le porte della location. Entriamo stranamente tutti insieme e non a Chapter come avviene sempre, ma nulla importa. NOI ci siamo distinti, grazie alla verdissima e sgargiante t-shirt indossata sotto ai nostri fedeli gilet.

E CHE LA FESTA COMINCI! Fiumi di Prosecco, piccoli appetizer ci accompagnano fino all’orario di cena, gustata tutti insieme, ridendo, scherzando, chiacchierando, pianificando i prossimi chilometri. Le foto ricordo non mancano, vengono scattate un po’da tutti. Siamo uniti anche qui, scattiamo e inviamo sulla chat, tanti condividono sui loro profili social, che bello vedere e sentire l’entusiasmo e il calore che ci unisce. Che bello far parte di questo magnifico gruppo.

Susanna

Una Harley nel deserto

Una Harley nel deserto

Una Harley nel deserto…Una Harley nel deserto non si vede tutti i giorni.

Sono il titolo e il succo di una meravigliosa avventura mototuristica di 15 giorni attraverso il Marocco vissuta da me e Donatella a cavallo tra ottobre e novembre di quest’anno post-Covid, il 2022 che ci ha finalmente liberati dalle pastoie della pandemia e ci ha restituito la libertà di muoverci, vivere e viaggiare di nuovo in sella ai nostri cavalli di acciaio.

È stata un’iniziativa individuale, sganciata e indipendente dai programmi e dal calendario degli eventi organizzati o sponsorizzati dal nostro Chapter, ma ciononostante, con il consenso del Direttivo, abbiamo voluto portare la testimonianza dell’appartenenza al mondo HOG e in particolare al Legnano Chapter Italy, indossando con orgoglio durante le tappe del viaggio i nostri gilet con le patches ufficiali.

Eccoci dunque a Tangeri, porto del Mediterraneo di fronte alle coste spagnole e a Gibilterra, che raggiungiamo in aereo e dove troviamo ad attenderci nel parcheggio dell’Hotel la nostra Ultra Limited, trasportata fin lì a cura del Tour Operator che ha curato l’organizzazione del viaggio e ci mette a disposizione un tour leader e il “furgone scopa”, al seguito del gruppetto di moto di cui facciamo parte assieme a quattro BMW GS, una Honda Crosscountry, una Triumph 900 e una Suzuki V-Strom.

Sono tutte maxi-enduro decisamente più adatte rispetto alla nostra Harley per le strade che percorreremo. Un totale di 3600 Km, non sempre con asfalto impeccabile, spesso malandate con buche e sconnessioni, talora con tratti sterrati e sabbia traditrice.

Ma la nostra Ultra ha stretto un patto d’acciaio con noi e ci farà fare un figurone cavandosela sempre alla grande in ogni situazione, anche difficile, e facendoci guadagnare la stima e l’apprezzamento del tour leader e dei nostri compagni in sella a moto sicuramente più performanti in quelle circostanze.

Il Marocco ci stupisce al di là delle nostre più entusiastiche aspettative. Mare e coste che alternano spiagge meravigliose a scogliere rocciose con colori affascinanti e forme spettacolari scolpite dall’acqua e dal vento. Percorriamo tutta la costa atlantica da Tangeri a Mirleft attraversando Casablanca e il suo traffico che definire caotico è un eufemismo, ammirandone la Moschea (la più grande del Nord Africa) per poi fare tappa a Rabat, capitale odierna e prima grande Città Imperiale del nostro viaggio, e ad Essaouira, con la sua affascinante medina.

Abbandonata la costa dell’Atlantico, pieghiamo verso est e cominciamo a inerpicarci sull’Antiatlante e sull’Atlante propriamente detto, la catena che divide il Marocco settentrionale dalla parte desertica meridionale andando da sud-ovest a nord-est fino alla regione del Rif.

Montagne e passi ad oltre 2000 metri s.l.m. che si attraversano su strade spesso sconnesse, strettissime e pericolosamente esposte su strapiombi paurosi che si snodano aprendosi su paesaggi continuamente diversi ad ogni curva o tornante (ce ne sono davvero tante!) tra rocce di tufo rosso, arancione e giallo che a tratti fanno ricordare, per chi li conosce, i paesaggi dello Utah. Canyon e strette valli percorse da torrenti per lo più ridotti a rigagnoli d’acqua, che tuttavia permettono la crescita al fondo delle valli stesse di lussureggianti e fitti palmeti dove l’ombra regala un po’ di frescura. Infine, a sud, il Sahara, il simbolo del Maghreb, le cui dune in territorio marocchino vengono chiamate Erg. Noi dormiremo una notte ai margini dell’Erg Chabbi, dopo una escursione a dorso di dromedario che ci porta a godere un’affascinante e romantico tramonto sulla cima di una duna, circondati dal deserto a perdita d’occhio, fino alle montagne dell’Atlante che abbiamo appena attraversato a fare da sfondo, come la chiusura di una quinta teatrale.

Attraversiamo i passi di Tizen-Test e Tizen-Tichka (2260 metri slm!!) e raggiungiamo Marrakesh, seconda città Imperiale riconosciuta come la più colorita e movimentata città cosmopolita del Marocco. La strafamosa grande Piazza Jemaa el-Fna è il cuore della città e racchiude un mondo intero: si va dai ristorantini all’aperto montati su carretti, agli ammaestratori di scimmie, dai venditori di dentiere (sic!), agli incantatori di serpenti. La sera vi si riuniscono migliaia di turisti e di abitanti della città: la vista dall’alto, dalle terrazze dei locali attorno alla piazza, è quella di un coloratissimo formicaio di gente di tutti i tipi: tutti vendono o comprano qualcosa e tutti ti chiedono soldi, per qualsiasi cosa, una informazione, una fotografia, un oggetto che ti vogliono vendere…

Quello dei mercati delle medine (i centri storici delle città), ovvero i souk, sono un altro aspetto della vita del Marocco, e in genere di tutto il Maghreb, difficile da descrivere. Un dedalo di vicoli su cui si aprono centinaia di bottegucce in cui si vende e si compra letteralmente qualsiasi cosa. Se non si ha una guida non se ne esce, è un vero labirinto, dove si aggirano persone di tutti i tipi, dalle donne più o meno velate che fanno la spesa quotidiana ai carretti trainati da asini che trasportano merci improbabili, ai motocarri e motorette cinesi che, Dio (anzi Allah…) sa come, si districano tra gente e animali schiacciandoti contro i muri per evitarli.

Lo spettacolo si ripete nelle altre due città Imperiali che abbiamo visitato nel nostro tragitto: Fes e Meknes, che raggiungiamo dopo il deserto di Zagora e Merzuga a sud e dopo aver nuovamente scavalcato l’Atlante.

Chiudiamo il nostro tour con la visita di Chefchaouen, la Città Azzurra, con una straordinaria medina realmente tutta dipinta di bianco e di azzurro.

L’ultima cavalcata motociclistica ci riporta a Tangeri dove la nostra avventura si chiude. Il giorno successivo l’areo ci riporta a Milano e la nostra Harley, impolverata, sporca lercia (ma carica di gloria!) ci segue dopo un paio di giorni.

Negli occhi ci rimangono i colori del Mediterraneo e del deserto, con le stelle che di notte le puoi quasi toccare.

Nelle narici i mille odori, dalle piantagioni di Argan alle spezie che si vendono e si mangiano ovunque, ai “tajin” fumanti delle specialità gastronomiche per finire alle autentiche puzze insopportabili dei conciatori di pelli di Fes.

Nelle orecchie il vociare e la confusione delle medine, le nenie degli altoparlanti dei minareti che richiamano i fedeli islamici alle ore della preghiera, il frastuono del traffico caotico delle metropoli e i grandi silenzi dei deserti e delle montagne.

Su tutto il ricordo di un viaggio in moto tra i più affascinanti che si possano organizzare e la gioiaa di condividere al ritorno un’esperienza motociclistica ed umana indimenticabile.

Al prossimo moto-tour, inshallah….

 

Roberto, Donatella e la loro

H-D Ultra Limited

MARCA TOUR TREVISO CHAPTER 2022

MARCA TOUR TREVISO CHAPTER 2022

Sono le 07:00 di venerdì 14 Ottobre e come ogni mattina il suono della sveglia mi ricorda che è giunto il momento di aprire gli occhi e cominciare una nuova giornata, ma un “piccolo” dettaglio rende diverso il mio risveglio: niente ufficio ma via con i preparativi per il Marca Tour 2022 in quel di Treviso.

Lo scatto in posizione eretta è immediato e, nonostante le pacate e amorevoli esternazioni di mia moglie Simona che mi ricorda che siamo in anticipo di ben 3h sull’orario di ritrovo, decido in maniera impavida e sprezzante del pericolo di proseguire in modalità ON….. spingereeeee!!!

Alle 10:30, capitanati dal nostro Road Max, inizia ufficialmente in nostro week end on the road e percorriamo senza particolari rallentamenti il tratto autostradale dell’A4 fino l’uscita di Peschiera del Garda per dirigerci alla mitica Pacheca Rock Bar di Lazise per il rancio.

Per scoraggiare le intenzioni post pranzo di Morfeo, alle 14:00 torniamo in sella percorrendo un breve tratto della A22 del Brennero fino all’uscita di Rovereto Sud da dove inizia un percorso misto che, attraversando Schio, Thiene, Marostica e Bassano del Grappa, ci avrebbe condotto dopo circa 4h alla concessionaria HD di Treviso.

Fino a questo punto il contachilometri segna +360 e la voglia di far festa cresce ancora di più quando si incontrano gli sguardi di tutti gli amici dei Chapter Italiani presenti già dal pomeriggio.

Giusto il tempo di bagnare la gola con un bicchiere di prosecco gentilmente offerto dagli amici del Treviso Chapter ed è già il momento di raggiungere l’hotel che ci ospiterà; una veloce rinfrescata, un cambio d’abito e alle 20:00 siamo già tutti operativi per unirci alla prima serata di festa.

Un fornitissimo buffet accontenta tutti i palati e nel corso della serata il nostro gruppo si alterna in modo compatto e con gran divertimento tra l’angolo bar interno all’hotel, l’ormai mitico Vidaloca in esterna e sotto la console dove DJ BOB, accompagnato dal suo Vocalist, sembra non voler mai smettere di farci ballare e cantare a squarciagola.

Nel frattempo, abbiamo modo di alzare i calici per brindare al conseguimento del fresco titolo di laurea del nostro Giovanni…. Congratulazioni Dottore 😊

Vedere centinaia di persone unite dalla sola voglia di stare insieme divertendosi è sempre un’emozione che cancella per un attimo tutti i pensieri e la fatica della settimana; liberare la mente e lasciarsi trasportare dal momento credo sia la miglior medicina per apprezzare la fortuna che abbiamo nello stare tutti insieme, condividendo la nostra passione e conoscendo sempre nuove fantastiche persone.

Come sempre le ore passano veloci ed è già ora di ritirarsi per ricaricare le batterie in vista della giornata dedicata ad un Run che vedrà i partecipanti dividersi in 4 gruppi per la visita di altrettante storiche cantine del Valdobbiadene.

Il Legnano Chapter è assegnato al gruppo A e alle 11.00, insieme ad altri 300 bikers (o forse più) si parte dalla concessionaria HD guidati in modo impeccabile dai Road e Safety del Treviso Chapter fino alla Cantina Le Manzane a San Pietro di Feletto, a nord di Conegliano Veneto.

Tutte le nostre moto vengono ordinatamente parcheggiate nel piazzale dell’azienda vinicola e, dopo una degustazione di prosecco e un buon piatto di risotto, siamo pronti per rientrare in città e dare il via ad una parata che conta oltre 900 moto accolte tra gli applausi e l’ammirazione della gente ai lati della strada.

 

 

Questi momenti suscitano sempre in me una forte emozione ma fortunatamente ci sono gli occhiali da sole che permettono di mantenere fede all’idea comune del biker “duro e puro” (tutte baggianate, perché sotto ogni gilet c’è un’anima e posso garantire che vedere gli occhi illuminati dei bambini che muovono la loro manina ad augurarti ogni bene, mi tocca ogni volta nel profondo…. ben vengano quindi gli occhi lucidi… ma sempre sotto le lenti scure, sia chiaro 😊!!).

Dopo una veloce rinfrescata in hotel e qualche momento di relax è tempo di tornare a far festa con tutti i Chapter italiani presenti presso l’ex Sede Ceramiche Pagnossin.

Come sempre in queste occasioni il tempo passa troppo velocemente tra brindisi, abbracci e balli scatenati sotto al palco; la musica e l’animazione dei padroni di casa ci accompagnano fino al momento dei saluti finali e al rientro alla base per il meritato riposo.

Domenica mattina veniamo svegliati dagli stessi raggi di sole che ci hanno riscaldato fin dalla partenza del venerdì e alle 09:30 i motori si riaccendono per imboccare l’autostrada e far rientro ognuno alle proprie case.

Non è finita qui però: non ci siamo fatti mancare proprio nulla in questo week end perché chi ne ha avuto la possibilità non si è lasciato scappare la proposta del nostro Road Max di trascorrere ancora qualche ora insieme per un veloce pranzo in quel di Legnano prima dei saluti.

Ci sarebbero molti modi con cui potrei chiudere questo articolo ma mi limiterò a ringraziare di cuore tutti i miei compagni di viaggio, chi ha garantito la sicurezza in strada e chi ha reso possibile partecipare a questo week end organizzando in modo impeccabile ogni momento.

Amo leggere le emozioni che la vita mi fa provare e cerco sempre di vivere il momento perché a volte bisogna fermarsi e guardare… si, esatto, guardare e basta, il resto viene da sé ascoltando il proprio cuore.

… il rombo della moto non potrà risolvere tutti i nostri problemi, ma potrà permetterci di “sgasarci” sopra…

SPINGEREEEEEEE!!!!!!

Filippo

ALL NIGHT LONG Run

ALL NIGHT LONG Run

Sono abbastanza convinto che le ferie abbiano fatto bene al ns illuminato Direttore perché, da quando è tornato, è super propositivo…

“Ragazzi! Cosa ne dite se sabato sera andiamo a cenare sul lungomare in Liguria? Poi torniamo di notte”.

“Siii!! Facciamolo assolutamente, Maestà!!” Slurp, Slurp.

“Bellissimo!! Noi ci siamo, Sua Altezza!!” Slurp, Slurp.

“Grande Direttore! Veniamo anche noi, Sire!!” Slurp, Slurp.

Poi, mentre il Direttore prende un telo per asciugarsi le chiappe ormai fradicie, il nostro Segretario già sindaco di Cupertino prende in mano la situazione e ci contiamo: siamo circa 45 partecipanti che è un ottimo risultato per un’idea buttata lì en passant. Come dicevo però Sua Ortenzietà Direttoriale è carico a pallettoni, per cui non si accontenta del Run ed indice pure una CROSTATA WARS – IL RITORNO DELLA GLICEMIA – dove si sfideranno Cinzia e Maristella, due famigerate cuoche Jedi con mestoli laser. Gli incorruttibili giudici saranno 45 Padawan morti di fame rigorosamente a stomaco vuoto. Si prevedono scintille.

17 Settembre 2022

Ci siamo, è il gran giorno con ritrovo alle 15.00.

Le crostate compaiono alle 15.10 ed alle 15.15 sono già svanite. Non ho capito bene quale torta abbia vinto però credo siano piaciute molto visto che le due Jedi hanno ricevuto una decina di proposte di matrimonio. A pancia piena la truppa accende i motori, Il Road Folegatti che ha organizzato la giornata, si avvia e tutti noi 44 dietro in fila per due; entriamo a Castellanza verso Gravellona e poi direzione Genova. Dopo un’ora di pallosissima autostrada, usciamo ad Alessandria Sud e saliamo. È chiaro ormai che arriveremo in Liguria scavallando Sassello.

Infatti, verso le 18.00 il missile Foley si ferma proprio a Sassello allo spaccio degli amaretti in modo che chi se la sente possa continuare a peggiorare la propria glicemia e gli altri possano riposarsi un pelino. Un quarto d’ora più tardi la Susy ha finito di saccheggiare selvaggiamente il negozio, con grande rammarico del Sassi: “ma amore! Te lo cucino io l’amaretto con marmellata di ciliegie su purea di funghi uzbeki, ricoperto con glassa di pistacchio di Bronte” e ripartiamo a percorrere le 8.000 curve che ci separano dal mare. Finalmente la visuale si apre ed eccolo lì il mare! Siamo ad Albissola, bellissima cittadina che ci riporta alla memoria un fantastico Harley&Stars del 2018. Oltrepassiamo il tutto in direzione Savona tra ali di turisti incuriositi e poi, raggiunta Spotorno, il Road si ferma al Ristorante Sirio dove sull’ingresso già ci aspettano Laura, Roberto, Donatella ed una ben ritrovata Patrizia. È tutto organizzato a puntino anche per il parcheggio dei bolidi e nel giro di mezz’oretta siamo già tutti seduti con la bocca aperta per mangiare, bere e cazzeggiare.

I vari tavoli sono tutti posizionati sul piccolo molo del ristorante con vista ideale quindi sia della spiaggia che del mare. È ovvio che con un’ambientazione di questo livello – ed anche il menu ed il vino non sono affatto male – le chiacchiere fluiscano facili per tutta la serata portandoci al momento della ripartenza senza neanche rendercene conto.

Recuperiamo le moto e, prima di rimetterci in autostrada, passiamo dal benzinaio dove il gruppo strada opera una sostituzione: esce il Road Folegatti, che rimane in Liguria, entra il Road Max Tacchi che aveva fatto il viaggio di andata chiudendo il gruppo. La temperatura inizia improvvisamente a scendere e passiamo sul Turchino alla bellezza di 8 gradi. Capita l’antifona il Road si ferma al primo grill che incontriamo tra Ovada e Tortona e dalle moto scendono sostanzialmente una quarantina di pinguini paralizzati anche perché non eravamo preparati moralmente ad affrontare già a metà settembre il primo vero freddo. A suon di fermate riscaldanti e di “minchia che freddo” verso le 2.00 raggiungiamo finalmente le nostre zone e tutti ci dirigiamo velocemente verso casa in cerca di una camomilla. Quasi tutti, perché un gruppetto costruito d’acciaio riesce comunque a trovare la forza di andare a mangiare la prima brioche della giornata. Onore a voi.

Io invece, con la tisana ai frutti di bosco in mano, per quest’anno vi saluto. L’ultimo run della nostra stagione (Marca Tour 2022 del Treviso Chapter) verrà raccontato da qualche gentile volontario perché io non potrò essere presente. Ciao a tutti!!

Davide

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