Run P&P: Panorama e Palato Run
“P&P”, un acronimo che è tutto un programma… Panorama e Palato…
Per domenica 5 novembre viene programmato un run interno all’LCI che ricalca in pieno lo spirito HOG dei mesi più freddi: fare qualche chilometro per sgranchire i cilindri e stare insieme al gruppo per divertirsi con gli amici. Detto fatto: obiettivo centrato.
Sveglia (per noi che “arriviamo da lontano”) intorno alle 6:00 o poco più. Abbiamo più strada e dobbiamo anche verificare il tempo. Infatti, fino a metà della notte ha piovuto parecchio e – anche se il meteo sembra mettersi al bello – dobbiamo valutare bene quello a cui andiamo incontro. Quindi appena si aprono gli occhi, lo sguardo si rivolge oltre le persiane della stanza e.… è buio, umido, ma per fortuna non piove.
A questo punto la preparazione “anti freddo” è minuziosa: termica, calze pesanti, stivaletti invernali, una calda felpa, mezzo antipioggia (più preventivo che altro), giubbotto invernale e guanti riscaldati. Siamo ufficialmente pronti.
Abbiamo appuntamento alle 7:40 con Lucio, orfano della sua Chiara, al “solito posto”, arriviamo e ci sta già aspettando, quindi, senza indugiare usciamo da Lodi ed imbocchiamo l’autostrada. Arriviamo al “solito autogrill” (quello di San Giuliano sulla tangenziale ovest) dove ci aspettano Franz e la nuova versione del Melo (senza barba sembra un’altra persona). Il tempo di salutarsi e si riparte in direzione Legnano.
Il ritrovo è alle 9:00 alla nostra concessionaria Harley Davidson Legnano, con partenza alle 9:30. Arriviamo tra i primi e possiamo permetterci anche un caffè.
Quando siamo tutti presenti il Direttore ci catechizza come “Road Captain” di giornata: andremo belli tranquilli, ma attenzione al fondo, soprattutto nel pezzo di arrivo all’eremo… poche parole ma lapidarie.
Il gruppo strada si completa con Marco “chiudi rotonde” e Giovanni “non serve lo specchietto, intanto lo senti quando arriva” come safety (una sicurezza!) e con “tranquillità” Filippo che ci fa da scopa.
Nell’allineamento allietato dal sole, abbiamo due lady pilota (Cinzia e Stefania) e poi il gruppo: siamo 19 moto in tutto che scorrazzano in giro 27 amici pronti per una domenica “diversa” dal solito. Purtroppo, abbiamo anche due defezioni: Max ed Enrico. Capiamo fin da subito quanto ci mancheranno: Silvia, vista la situazione, viene eletta “fotografa per un giorno”.
Usciamo da Legnano attraverso Corso Italia, il sottopasso della stazione e poi giù per via Novara. Imbocchiamo la SP148 fino ad immetterci nella SS336dir in direzione ovest. Allo svincolo di Oleggio si svolta a sinistra sulla SS527 con cui passiamo confine tra Lombardia e Piemonte sul fiume Ticino. Attraversiamo Oleggio per poi raggiungere con la SS32 Pombia e Borgo Ticino. Da qui seguiamo per Comignago e poi, con la SP159, Oleggio Castello e Ghevio. Poco dopo Ghevio ci fermiamo per un caffè e una difficoltosa “sosta tecnica” (a causa dell’abbigliamento, l’andare in bagno diventa un’impresa ardua…). Presso il caffè “Le Camelie” facciamo quindi una pausa più che altro “preventiva”, visto che, giustamente, veniamo avvertiti che all’eremo di San Salvatore “non c’è niente” se non la prima “P” del nostro run: il PANORAMA…
Ripartiamo, ma i chilometri da fare non son tanti; infatti, all’altezza di Lesa svoltiamo a sinistra e iniziamo a inerpicarci sul monte San Salvatore. Arriviamo nel piazzale dove parcheggiamo, poco prima delle ore 11:30. Sistemiamo le moto e facciamo l’ultima scalinata per arrivare alla chiesa di San Salvatore antistante il punto panoramico.
Qui ci hanno raggiunto in auto in 4, Valter, Paola, Mariangela e Daniele, portando così il numero totale a 31 più 2 “amici pelosi” al seguito.
Raggiunto il punto sovrastante il parcheggio, ci godiamo la vista: in primo piano il lago Maggiore, in secondo piano il lago di Varese e sullo sfondo la pianura lombarda con al centro Milano. Siamo fortunati, perché la giornata è sufficientemente tersa e limpida per avere una visuale decisamente suggestiva.
Abbiamo possibilità anche di visitare la chiesetta di San Salvatore, la cui costruzione si inizia intorno all’anno 1000 grazie alla volontà dei monaci benedettini dell’abbazia di Massino. Durante il passare dei secoli, la chiesetta subì diverse trasformazioni, infatti l’attuale cappella laterale d’oriente, era prima l’abside della chiesa. Qui sono state rinvenute, durante i restauri, alcune opere del XV secolo probabilmente di Giovanni de Campo, che aveva operato per volere di Lancillotto Visconti, feudatario di Massino. Intorno alla fine del XV secolo, si assistette ad un declino dell’abbazia fino all’arrivo sul monte dei monaci eremiti di Sant’Agostino che allargarono il complesso e si stanziarono fino al 1660. Di quel periodo sono il campanile e la sacrestia. Nel XVII secolo la struttura della chiesa venne stravolta, modificandola in quella che ancora oggi possiamo vedere.
Dopo aver scattato alcune foto, aver mangiato qualche biscotto gentilmente offerto, aver perso gli sguardi nell’orizzonte della pianura, raccolto un po’ di castagne e, diciamocelo pure, anche parecchio cazzeggio, veniamo richiamati all’ordine da Carlo che ci “invita dolcemente” ad appropinquarci alle moto per raggiungere la seconda “P” del nostro run: il PALATO…
Altri 7/8 chilometri e raggiungiamo la Trattoria San Salvatore (giusto per rimanere in tema…), ripiego (rivelatosi ottimo) della meta culinaria originale che non ci avrebbe potuto accogliere tutti.
Ci disponiamo su due tavolate, e il languorino ci assale… Ci servono un antipasto di salumi misti decisamente ottimo, accompagnato con del paté di fegato di pollo e l’immancabile giardiniera. Subito dopo passiamo ad un buonissimo risotto con arance: alla richiesta di bis, ad un paio di “sfacciati” (tra cui io), in parecchi si “sacrificano” e si immolano alla dea cucina. Concludiamo con il dolce e il caffè.
Di chiacchierate ne abbiamo fatte parecchie durante la giornata, e quindi il Direttore non ci lascia molto tempo per “digerire”, ma, giustamente, si preoccupa di farci viaggiare in piena sicurezza e con il chiaro: in questa stagione bisogna sempre tener ben conto dell’orario e del tramonto.
Si riparte quindi dal ristorante costeggiando il lago in direzione sud verso Arona sulla SS33. Prima del Parco della Rocca Borromea, svoltiamo a destra e saliamo verso il “San Carlone”, la colossale statua dedicata sul Sacro Monte a San Carlo Borromeo. Scendiamo ancora verso Arona e da qui imbocchiamo la SP142 verso Oleggio Castello. Entriamo sulla A26 che ci porta direttamente sulla A8. Svoltiamo verso ovest e ripassiamo il confine tra Piemonte e Lombardia. Da qui, diretti verso l’uscita di Castellanza, dove ci stacchiamo dal gruppo che ripiega verso il concessionario, mentre noi torniamo verso casa.
Arriviamo a casa poco prima delle 17:00 ma non prima di aver salutato chi ci ha accompagnato verso Lodi. Noi abbiamo fatto circa 280 km che, tutto sommato, per una fredda ma non piovosa domenica di inizio novembre non è poi così male.
Vorrei concludere con una cosa molto personale, ma che mi ha fatto comprendere le diverse percezioni di chi “ci vede” da fuori e di chi invece viaggia in gruppo, e soprattutto lo fa con un gruppo come il nostro… allo svincolo della SS32 con la SP32dir, Stefania (come Lady neofita) era francobollata al RC, quindi in testa al gruppo. Io invece facevo bella compagnia alla scopa nelle ultimissime retrovie. La strada ci ha fatto fare un ampio tornante a 360 gradi leggermente in salita, quindi, durante la ripartenza sulla strada appena imboccata, lei vede il “serpentone” del gruppo e mi sussurra nell’interfono: “Che belli che siete…”. Io, con un po’ di emozione in corpo ho pensato: “…Che siamo, mia adorata zavorker… che siamo!!!”. (Per chi non lo sapesse la “zavorker” è l’essere mitologico che nasce quando la “zavorrina” si trasforma in “biker”…).
Buona strada a tutti, alla prossima.
Stefano – Biker58